Durante il lockdown, tante cose che abbiamo sempre considerato scarsamente interessanti, sono diventate improvvisamente vitali.

 

Per esempio l’acquisto compulsivo del lievito per fare la pizza in casa, come se affrancarsi dal legame con la pizzeria da asporto fosse una strategia di sopravvivenza. Oppure il trasformare il salotto in una palestra attrezzata, per poi rivendere tutto su ebay per colpevole inutilizzo.

Altre nuove predisposizioni di consumo, nate in periodo di “cattività”, si sono invece rivelate durevoli nella mente e nelle abitudini delle persone, ed hanno fatto la differenza.

A questo proposito, vi racconterò la storia di un nostro cliente, di cui ovviamente non faremo il nome:

Primo lockdown: azienda in smart working e dipendenti che lavoravano in salotto.

Durante questa “diaspora” ha imperversato il peggiore dei fai-da-te: i meeting su Zoom per “fare il punto”  sono diventati più invadenti della suocera che vive di sopra; gli accessi al server aziendale hanno aperto così tante falle che gli hacker non sapevano quali scegliere per entrare.  Sono nati nuovi fenomeni di aggregazione, come le “pause caffè virtuali”, fallite già al secondo entusiastico tentativo di qualcuno.

In questo caos, è emersa una necessità più prepotente della voglia di fare la pizza:

il bisogno di uno strumento per coordinare persone, lavoro ed informazioni.

L’azienda si è accorta di aver bisogno di una piattaforma in grado di centralizzare i dati, di ordinare i processi, gli incarichi, scambiarsi indicazioni ed annotazioni, rendere espliciti gli stati di avanzamento delle attività ed armonizzare i flussi ed i carichi di lavoro.

In pratica, l’azienda si è resa conto di non poter più lavorare senza un CRM.

Il cliente di questa storia ha scelto Mia CRM per il grado di personalizzazione possibile, ed ha avviato velocemente il progetto fino a farlo diventare parte armonica del proprio agire quotidiano.

Arriviamo ora al secondo, lunghissimo, inverno all’era del Covid: l’azienda ci ha raccontato qualcosa di particolare.

Alcuni dei loro dipendenti sono stati contagiati dal coronavirus. L’effetto immediato è stato quello di perdere improvvisamente, per un periodo piuttosto lungo, alcune risorse chiave dell’azienda.

Ovviamente senza avere il tempo di fare  alcun passaggio di consegna, di spiegare bene quali attività aperte portare avanti, chi chiamare, cosa ricordare al cliente, ecc.

Con i dipendenti quarantenati, impossibilitati a lavorare o addirittura a parlare al telefono, sarebbe stato disastroso per la loro organizzazione non avere un CRM su cui far conto.

Con Mia CRM il problema è stato efficacemente prevenuto: i dipendenti in malattia avevano tracciato ogni informazione rilevante nel CRM.

Chi ha preso in mano le attività rimaste aperte non ha avuto nessuna necessità di chiamare per farsi allineare, di domandare a che punto fosse la commessa, di chiedere quale fosse il numero a cui chiamare, la persona con cui parlare o che accordi fossero stati raggiunti con il cliente.

Ogni informazione era già li, nel CRM.

Ciò ha permesso di continuare a lavorare senza rallentamenti, intoppi, necessità di aspettare il rientro del collega o di importunarlo durante la debilitante degenza. Nessuna figuraccia, nessun “devo chiedere e le faccio sapere”, nessuna discontinuità nel rapporto con il cliente finale.

Se questo ragionamento può essere facilmente applicato per gestire le emergenze per covid, è altrettanto vero che il sistema funziona brillantemente anche in tutte le altre situazioni che esulano dalla pandemia.

Il turn over dei dipendenti, ad esempio. Oppure le emergenze catastrofiche che si verificano sempre, chissà perché, durante il periodo di chiusura aziendale; ecc.

Le avversità non mancano a nessuno. Non esiste azienda o persona che nell’ultimo anno e mezzo non abbia dovuto affrontare una crisi di qualche tipo. La differenza tra chi ne esce bene e chi invece viene sopraffatto dagli eventi sta in un unico concetto: l’immobilità.

Di fronte ad una minaccia, il nostro retaggio ancestrale attiva l’amigdala. Quest’area cerebrale rilascia una scarica di adrenalina che conduce a tre possibili esiti: scappare, rimanere immobili oppure combattere.

Se di fronte ad una belva feroce, immobilizzarsi può essere una strategia valida quanto le altre, nel mondo del business, credimi, rimanere fermi non è mai la mossa vincente.

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